About

Classe 1987, si definisce “Eco-Fashion Designer”, diplomata in Fashion and Textile Design presso la NABA, Milano, ha da sempre una visione etica e sostenibile della moda. Visione che la porta a creare nel 2011, con un’ ex compagna di studi, il marchio bio “Made for Change”. Durante i cinque anni di attività (dal 2011 al 2016), le giovani stiliste hanno creato interamente le loro collezioni, dal disegno al cartamodello, alla confezione, inseguendo quotidianamente il loro percorso di crescita e maturazione, di ricerca e studio, sperimentando tessuti sempre rigorosamente certificati – secondo standard internazionali – e nuovi tagli, destinati ad un pubblico prevalentemente femminile dalla spiccata sensibilità etica e da un gusto estetico chiaro e grintoso. MFC riceve diversi riconoscimenti, tra cui la vittoria del bando “Ritorno al Futuro”, indetto nel 2012 dalla Camera di Commercio di Monza e Brianza, come impresa più innovativa; partecipa a diversi convegni, come “Tavolo Expo Imprenditoria Femminile” nel 2014 e la conferenza “Ripensare l’Italia dei territori. Le sfide future e i nuovi protagonisti” nel 2015. Le giovani stiliste sono intervistate anche da TV locali e nazionali, le vediamo infatti in una puntata del programma LA7 “Il pollice verde sono io” di Luca Sardella nell’Agosto del 2015.

2017 – Questo percorso di crescita porta le giovani stiliste a prendere strade diverse. Carlotta decide di proseguire con il progetto bio intrapreso con “Made for Change”, lanciando il suo nuovo marchio d’abbigliamento a cui decide di dare semplicemente il suo nome, CARLOTTA REDAELLI.

2018 – Il brand CARLOTTA REDAELLI #bioattitude diventa realtà. Con l’esperienza fatta negli anni precedenti e senza mai perdere la voglia di migliorarsi, Carlotta intraprende questa nuova avventura che la porterà oggi ad aprire il suo negozio on-line.

BIO ATTITUDE – Carlotta non abbandona la “Bio Attitude”, perchè crede fortemente nel sogno di poter cambiare il mondo della moda, o almeno muovere dei passi in quella direzione, sogno che ha iniziato a concretizzarsi nel 2011 e continua oggi, proponendo capi realizzati solo con tessuti biologici certificati, una filiera corta e trasparente e una produzione made in Italy. I consumatori iniziano ad avere maggior sensibilità e ad acquistare in modo critico e responsabile, riscoprendo il lusso di possedere capi artigianali, made in Italy e realizzati secondo elevati standard di rispetto per l’ambiente e il lavoratore.

Per maggiori informazioni rigurado a tessuti e certificazioni visita la pagina Sostenibilità

Ogni capo della collezione è curato nei minimi dettagli e racconta una storia, fatta di sogni e grandi ideali, che si concretizzano nella componente sostenibile e artigianale del brand.

L’incontro con la moda etica

Mi sono avvicinata alla moda etica più di dieci anni fa, quando, durante il mio percorso accademico ho frequentato un corso che mi ha permesso di lavorare a contatto con importati realtà della moda equo-solidale da cui ho appreso quello che avviene nelle produzioni di abbigliamento nei paesi più poveri e non solo. Gli operai tessili, soprattutto donne e molto spesso minorenni, lavorano senza sosta, per una paga misera che non raggiunge neanche il salario minimo, non hanno sindacati, non possono far sentire la loro voce e vengono sfruttati per produrre i vestiti che troviamo nella maggior parte dei negozi di fast fashion ma anche di grandi marchi. Le mie ricerche non si sono fermate e scopro che la produzione della maggior parte dei tessuti ha un forte impatto ambientale, compreso il cotone. L’industria della moda è una di quelle più inquinanti.

Creare abiti è sempre stato il mio sogno, ma farlo ignorando tutto quello che avevo scoperto non poteva essere la strada giusta. Il corso finisce ma io decido di approfondire ulteriormente e scopro, fortunatamente, l’esistenza di aziende che producono tessuti BIOLOGICI. Erano poche, anzi pochissime, ma grazie a loro ho avuto la possibilità di conoscere questa alernativa alla moda tradizionale. Inizia così il mio percorso, studio diversi testi e contatto molte aziende, decido quindi di portare come argomento di tesi (diploma accademio, NABA) propio il “Lusso Etico”. Sapevo che quella era la direzione giusta da prendere e, nonostante i pareri contrari, che la moda poteva anzi doveva diventare sempre più biologica. Sicuramente c’è ancora tanta strada da fare, ma rispetto al 2011, anno in cui ho creato il mio primo brand bio “Made for Change”, esitono molte più realtà sostenibili, i grandi marchi stanno muovendo dei passi per cambiare le cose e anche tu, se stai leggendo qui, vuol dire che sei sensibile a questo argomento e non posso che esserne felice.

Carlotta